Il settimanale OperationsManager.it dà voce a chi ogni giorno fa girare l’ingranaggio nascosto delle imprese: gli uomini e le donne delle operations. Racconta storie vere di innovazione, sfide e successo dietro le quinte della produzione, della logistica, dell’organizzazione e con questo intento è stata intervistata da Selene Seliziato la nostra ceo Erica Canaia. Riprendiamo qui alcuni passaggi di un confronto molto interessante.
SELENE: Erica raccontaci come vivete questa spinta all’innovazione all’interno dell’azienda e come preparate il terreno?
ERICA: Un’azienda cresce, evolve e ha successo quando al suo interno ci sono persone che stanno bene. Per me il successo non parte dai numeri, ma dalle persone: quando un team lavora con passione, in un ambiente in cui si sente valorizzato e sereno, allora sì, i numeri arrivano. Ma come conseguenza, non come obiettivo iniziale. Innovare per noi significa tutto: migliorare le procedure, fare formazione, approfondire le competenze. Il miglioramento continuo è la nostra normalità. Il mercato ti costringe a farlo, perché quando qualcosa funziona, viene imitata. E tu puoi anche combattere legalmente o sul prezzo, ma il vero modo per restare avanti è uno solo: continuare a innovare. Nuove tecnologie, nuovi processi, nuovi strumenti per i clienti. Non c’è stato un anno in cui non abbiamo innovato. Anche quando il mondo si è fermato per il Covid nel 2020 noi abbiamo colto l’occasione del momento: abbiamo progettato una macchina nuova e non potendo andare in fiera l’abbiamo presentata in mos virtuale, online.
SELENE: Raccontarmi un po’ meglio questa esperienza del Covid.
ERICA: Abbiamo vissuto un periodo straordinario, iniziato in quel marzo 2020 che nessuno dimenticherà mai. Per me, è stato un mese indimenticabile anche per un altro motivo: il 28 marzo è nato mio figlio. E mentre il mondo si fermava, noi abbiamo deciso di andare avanti.
Nel pieno dell’incertezza, abbiamo costruito due nuovi capannoni — proprio quelli in cui ci troviamo oggi. Le difficoltà non ci hanno scoraggiati, anzi, ci hanno spinto a reinventarci. Le macchine erano ferme, ma i clienti avevano già pagato. Così abbiamo acceso le telecamere e, in 5 lingue, abbiamo iniziato a fare training a distanza. Abbiamo portato a termine più di 70 installazioni così e non ci siamo fermati lì.
Abbiamo triplicato il budget per le attività di marketing, perché per noi era fondamentale rimanere vicini ai nostri clienti mentre altri sceglievano di fermarsi. Infine, abbiamo aumentato gli investimenti in ricerca e sviluppo e, in tempi record — da gennaio a febbraio — abbiamo progettato una nuova macchina poi presentata a novembre con 7 webinar in altrettante lingue: russo, tedesco, italiano, francese, inglese, spagnolo e cinese. È stato il nostro modo di trasformare la distanza in un’opportunità, e di raccontare al mercato che noi c’eravamo.
SELENE: Si può innovare ed essere sempre sostenibili oppure a un certo punto c’è un paradosso, non posso più innovare perché non sono più sostenibile?
ERICA: Mi riallaccio alle parole di Ada Rosa Balzan, una donna straordinaria con cui condivido una visione profonda: la sostenibilità non è solo ambientale. È anche governance e persone.
Quando iniziamo a guardare alla sostenibilità a 360 gradi, come qualcosa che riguarda anche il benessere di chi lavora, allora le possibilità di miglioramento diventano infinite. Anche solo snellire una procedura e liberare una persona da un compito ripetitivo è un atto di sostenibilità. Eppure, vedo ancora tanti manager introdurre processi complessi e poco funzionali che alla lunga non reggono.
SELENE: Cos’è che vi fa dire “OK, siamo sostenibili, abbiamo centrato l’obiettivo?”
ERICA: In ambito operations si parla sempre di efficienza e riduzione dei costi, che sono parametri importanti, ma la sostenibilità vera va oltre perché la realtà è più complessa. Se scelgo un materiale riciclato, so che non sarà più economico di uno vergine, eppure lo faccio perché credo in un valore più grande. Su questo si discute tanto, anche su LinkedIn ho condiviso un pensiero che ha acceso un confronto intenso. Per me, essere sostenibili significa anche migliorare i processi, ridurre i tempi, ma soprattutto costruire un ambiente di lavoro più sereno. Perché il vero risparmio, quello che dura nel tempo, nasce dal benessere delle persone e dall’intelligenza con cui si fanno le cose.
SELENE: Parlando di AI, avete integrato questa tecnologia in azienda?
ERICA: Abbiamo implementato l’AI per l’assistenza al cliente anche quando l’azienda è chiusa, ad esempio durante il weekend o la sera, se il fuso orario è diverso e i clienti lavorano perché sono in un’altra parte del mondo. L’AI ci ha permesso di migliorare efficienza e benessere aziendale, e di garantire allo stesso tempo al cliente un supporto 24 ore su 24.
Questa è stata una delle prime implementazioni a cui stiamo lavorando da nove mesi ma siamo sempre in fase di miglioramento perché non c’è altro modo di fare azienda se non continuare a evolvere. È questo il senso più profondo di un’azienda: il cambiamento come parte della sua identità. FIMIC e le persone che ci lavorano progrediscono. Quindi, ringrazio tantissimo chi c’è ora e anche chi c’è stato perché ogni idea, ogni presenza, ha lasciato un segno.